Sinagoga di Milano – cronaca della visita

Beth – hattorah: non solo luogo di preghiera, ma anche luogo di incontro e di studio e luogo significativo che accompagna le tappe fondamentali della vita di una persona.

Domenica 12 maggio 2019 si è svolta la visita guidata alla sinagoga di Milano, organizzata dall’ISSR Sant’Agostino con la collaborazione dell’associazione Amici dell’ISSR. Questa lezione in loco è stata pensata da don Pier Luigi Ferrari come complementare ai corsi di Sacra Scrittura e di Ebraismo dell’ISSR, nonché come iniziativa di dialogo interreligioso ebraico-cristiano.

La sinagoga di Milano è stata edificata nel 1892 su progetto dell’architetto Luca Beltrami, ricostruita, perché bombardata, nel 1947 ed ancora ristrutturata nel 1997. È il principale luogo di culto della comunità ebraica della città.

La nostra visita è stata guidata dalla brava e competente Giuliana C., della comunità ebraica, che ci ha accompagnati all’interno e, mentre noi osservavamo con molto interesse, qualcuno per la prima volta, l’edificio, ci ha illustrato i suoi elementi fondamentali. Ed ecco davanti a noi l’Aron – Ha- Kodesh, l’Armadio Santo, sempre presente all’interno di una sinagoga. Esso è il mobile deputato a contenere il Sefer Torah, i Rotoli della Legge, che ogni sabato, durante le funzioni, vengono srotolati e letti. L’Aron è chiuso a chiave, incastonato nel muro orientale dell’edificio e normalmente coperto alla vista da un drappo ornamentale. Oltre all’Armadio Santo, ci sono stati mostrati e spiegati i due simboli forse più noti del mondo ebraico, la Menorah e il Magen Dawid, la stella, o meglio lo scudo di Davide. Nella sinagoga, sia sulla facciata sia all’interno, non vi è la presenza di uomini, animali o piante, al massimo vi sono versi della Bibbia ebraica scritti sulle pareti o disegni astratti.

La seconda parte della nostra visita è stata dedicata ad una maggiore conoscenza del mondo ebraico, attraverso le sue feste principali (Yom Kippur, il giorno dell’espiazione; Rosh ha-Shana, il capodanno e Pésach, la Pasqua), il tipo di calendario, quello lunare, il modo di pregare e gli oggetti rituali, il cibo e il sabato. La guida si è in particolar modo soffermata sulle due parole che ha chiamato il “cuore dell’ebraismo”: Kasher e Shabbat. La Kasherut indica, nell’accezione comune, l’idoneità di un cibo ad essere consumato dal popolo ebraico secondo le regole alimentari stabilite nella Torah. Tra le numerose leggi ci sono la proibizione della consumazione di animali impuri, di commistioni tra carne e latte e il comandamento della macellazione rituale. Il sabato ebraico, invece, implica la cessazione di qualsiasi attività lavorativa; tra i numerosi precetti che l’ebraismo prescrive, esso ha sempre occupato un posto fondamentale nel cuore dell’ebreo osservante. È la più importante delle ricorrenze del calendario ebraico e si sussegue di settimana in settimana scandendo il ritmo dell’anno nella vita individuale, familiare e in quella della comunità. In questo giorno tutti hanno diritto al riposo e nessuno può avvalersi dell’opera di un suo simile.

Guida di ogni comunità ebraica è il rabbino: “scegliti un rabbino e seguilo per tutta la vita”, si trova scritto nel Talmud. Egli, ci spiega Giuliana, è un autorevole insegnante della Torah e della legge mosaica ed è autorizzato a decidere su necessità comunitarie particolari, come quelle legate alle regole alimentari o rituali, e generali, come nel confronto religioso, interreligioso, etico e morale. La comunità ebraica cura inoltre, tramite il suo rabbinato, la vita religiosa e rituale di ogni suo iscritto per tutto il ciclo della vita, dalla nascita alla morte.

Infine siamo saliti al matroneo (nelle sinagoghe ortodosse uomini e donne sono separati), da dove abbiamo potuto ammirare le ventitré vetrate multicolori dell’artista neworkese Roger Selden, che offrono un fantasioso collage di simboli e di lettere dell’alfabeto ebraico.

Credo che ognuno di noi, mentre ascoltava ed osservava, avesse in mente anche un confronto con la propria religione, cosa peraltro emersa dalle numerose domande rivolte alla guida e che hanno consentito anche un bel dibattito al termine della visita.

Ancora un sentito ringraziamento a don Pier Luigi Ferrari che ci ha permesso questa occasione preziosa di arricchimento personale, sicuramente per molti di noi foriera di futuri approfondimenti, studi e letture.

Victoria Tarenzi
Amici dell’ISSR